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EDIPO

EDIPO

Tragedia dei sensi per uno spettatore

INTERPRETI
Alessio Papa, Marina Carluccio, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini, Silvia Massicci

MUSICA E REGIA
Massimo Munaro

N.B  lo spettatore verrà bendato


Per gli antichi greci il vedere e il sapere - anche in senso etimologico - erano la stessa cosa. Sereno, se anche più triste di ognuno, colui che sappia almeno riconoscersi cieco. La cecità di Edipo ricade non soltanto nell'imperscrutabilità del futuro, ma persino nel dominio del proprio passato. Se Edipo si acceca è perché palesa al mondo la propria cecità interiore, perché vuole vedere, ma d’altronde al contempo ciò lo apre, così come accade per i veggenti e gli oracoli, ad una più fonda profondità di coscienza.

Se EDIPO è un archetipo della nostra cultura occidentale, e forse di ogni cultura, è perché, come lui, siamo sospinti ancora oggi a decifrare l'Enigma.
Ma l'enigma resta irrisolto, ci sfugge come la nostra immagine allo specchio. Chi sono io? Come ho potuto io vivere tutto questo?
Edipo pone innanzi tutto il problema dell'identità. Della mia identità. E della libera volontà. 
Le mie azioni sono libere o sono mosse da invisibili manovratori che mi muovono e che alla fine scelgono per me? Chi muove le mie mani?
E questa scissione è già in me. Avrei voluto il bacio da mia madre, ma non posso volere un bacio da mia madre che sia meno che casto. Morale e desiderio si prendono a pugni. E i miei occhi piangono.
Se il tuo occhio ti dà scandalo strappalo! 
Generazione di mortali continuiamo ciechi a brancolare verso la risposta sconosciuta. Ma qui la mia cecità è palesata. La percezione è dilatata. Tutti i miei sensi sono direttamente coinvolti: e persino questo possiede uno strano sapore di incesto.
Nel rovesciamento drammaturgico da spettatore mi ritrovo ad essere attore dell'azione. A ritrovarmi in Edipo. Sono spinto a salire, ad ascendere verso la risposta sconosciuta. 
Il tempo della riflessione verrà dopo, ORA si tratta di vivere.